Sì, lo so, non sono bravo a fare le recensioni. Non ho le conoscenze tecniche per sfrucugliare un libro o un racconto alla ricerca di sviste, errori e imprecisioni. E, onestamente, non ne ho nemmeno voglia: se una storia mi prende non sto lì a preoccuparmi del POV, dello Show, don’t tell, dell’info dump e di cose del genere. Amo le storie, e mi basta che siano buone. Certo, anche la storia più bella può essere rovinata, se non si sa scrivere. E uno scrittore deve conoscere tutte queste tecniche e saperle maneggiare alla perfezione. Però sono sempre più convinto di alcune cose

  1. per scrivere bisogna conoscere bene le regole;
  2. solo conoscendole, si può decidere se infrangere o no le regole;

Ne ha già parlato Claudia su Tra Musica e Parole qualche tempo fa. E sono d’accordo con lei. Aggiungo però una cosa:

  • solo con l’esercizio si migliora.

Che poi è proprio il motivo per cui mi sono ripromesso di scrivere ogni settimana qualcosa: raccontini, post o anche semplici considerazioni.

Creatività è conoscere le regole

Conoscere le regole è fondamentale, in qualsiasi ambito, qualsiasi cosa si faccia. A volte – ok, spesso – sento raccontare la favola del “genio innato”. Non esiste genio innato, non è mai esistito e non potrà mai esistere. Sono troppo secco? Forse, ma non credo. Edison definiva, efficacemente, il genio composto per il 99% da sudore. E dava solo un 1% di peso all’ispirazione.

Aspetta, aspetta, lo so cosa stai pensando: solo poco fa parlavo dell’importanza di saper come fare una pausa creativa e oggi dico che l’ispirazione pesa poco o niente? Beh, sì, ma è tutto meno contraddittorio rispetto all’apparenza. La pausa creativa è, per definizione, una pausa, un momento di stacco dal lavoro. Altrimenti non sarebbe una pausa, no?

L’ispirazione deriva in maniera diretta dalla conoscenza delle regole, e dalla padronanza delle stesse. Se non mi credi prova a pensare a un qualsiasi lavoro. Qui sto parlando di scrittura, ma si può astrarre a qualsiasi livello. Quindi, per scrivere dei per lo meno:

  • saper leggere;
  • conoscere la grammatica;
  • avere la capacità di riconoscere il ruolo dei vari gruppi di parole all’interno dalle frasi (cioè saper fare l’analisi logica);

Basta questo? Certo che no, a meno che tu non voglia limitarti ai pensieri delle elementari. Servono altre conoscenze, un minimo più approfondite:

  • conoscere le varie parti di un testo (per lo meno sapere cos’è un’introduzione, qual è lo svolgimento e riconoscere la conclusione);
  • saper fare una scaletta, o una qualche forma di bozza (ah, la cara vecchia brutta copia);
  • conoscere le basi per una revisione del testo.

È tutto? Assolutamente no. Servono ancora altre competenze specifiche, e dipendo da cosa vogliamo scrivere. Un articolo di giornale, una recensione, un racconto, una cronaca, un saggio, un libro, ogni cosa ha i propri canoni, le proprie regole e – anche – i propri trucchi.

Pensare che tutte queste conoscenze arrivino in noi tramite l’ispirazione è assurdo. L’ispirazione, il colpo di genio, l’illuminazione, chiamala come vuoi, ci permette di utilizzare in modo nuovo le regole e le tecniche. Regole e tecniche non possono essere sostituite, purtroppo.

Creatività è rompere le regole

Imparare costa fatica e tempo. Richiede studio e una certa dose di dedizione. Tutto questo per poter arrivare al punto di ignorare le regole. Ehi, non sbarrare gli occhi! È proprio così: lo scopo finale è assimilare talmente bene le regole da poterle ignorare. Anche se sembra assurdo, fidati non è così.

Come? Non ti fidi? Fai bene. Allora proviamo a vederla in questa maniera. Prendiamo un artista a caso: Stefano Belisari, in arte Elio. Artista eclettico, penso sia l’emblema di quanto possa essere dissacrante la musica: nelle sue canzoni, nei suoi concerti, rompe costantemente gli schemi. In particolar modo quelli logici. Ma per quanto sia geniale, la sua genialità è frutta di un misto di lavoro, studio ed esperienza. Elio è diplomato in flauto traverso al Conservatorio di Milano, e ha anche una laurea in Ingegneria Elettronica. Tutte cose facili, no?

Solo grazie alla piena padronanza delle regole e della tecnica si può decidere se e quali regole rompere. Vale in tutti gli ambiti, dall’arte all’ingegneria passando per la letteratura, l’architettura e lo sport.

Creatività è esercizio

Molto esercizio per la verità. Serve esercizio per imparare le basi della scrittura, della musica, di qualsiasi cosa. E serve molto esercizio per padroneggiare bene una qualsiasi tecnica. Ci sono anche delle ragioni fisiologiche sul perché è così: più volte ripetiamo un’azione più il nostro cervello consolida i movimenti necessari per ripetere l’azione stessa. Il risultato è poter dedicare sempre meno attenzione a come si svolge un’azione permettendo alla nostra mente di concentrarsi più a fondo su altri aspetti.

Per spiegare meglio quello che intendo penso sia sufficiente un esempio banale: il camminare. Nessuno di noi si concentra su come camminare. Dopo aver imparato a fare i primi passi, e dopo averne fatti a sufficienza da essere autonomi, possiamo camminare senza pensare continuamente “muovo la gamba sinistra, adesso quella destra, adesso la sinistra, la destra, la sinistra, la destra…“. Anzi, più camminiamo più acquisiamo sicurezza e più possiamo sperimentare: camminare su un muretto, saltellare, correre, camminare all’indietro e persino il moonwalk.

Vale per il camminare, vale anche per tutto il resto: più facciamo esercizio più miglioriamo la nostra tecnica e più possiamo sperimentare senza il rischio di cadere e di farci del male. E, se proprio vogliamo, possiamo anche dire che queste sono le regole per la creatività

  1. una perfetta conoscenza della tecnica
  2. molto, molto, ma davvero molto esercizio
  3. il coraggio di rompere le regole

Peccato sia più facile dirlo che farlo, no?

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