Bene, dopo cento pagine di lettura/studio su come ci si documenta per scrivere un racconto sono giunto alle seguenti conclusioni:

  • Alla fine per scrivere bene ci vuole tempo. Molto più tempo di quello che io ho, e avrò mai a disposizione.
  • Non serve un libro intero per capire che la scrittura, anche quella narrativa, prevede un certo metodo. Che poi è molto simile al metodo di studio che usavo (usavamo?) all’università.
  • Documentarsi sui libri e online è possibile. Ma per scrivere bene, alla fin della fiera, serve sempre vedere le cose in prima persona. E questo costa tempo. E denaro.
  • Se dovessi mai decidere di scrivere narrativa, aspettatevi racconti, e sogni, ambientati a Milano, in Brianza, in Veneto e nel ferrarese. Altri posti non li conosco di persona così bene da poter pensare di scrivere qualcosa.
  • Mica ho capito come si possono organizzare meglio i propri appunti, i propri spunti e le proprie idee. Anche se alcune pagine e alcune schede me le devo studiare meglio.

Ma la sensazione finale di tutto questo è: inutile. No, non nel senso che il libro sia inutile, ma mi fa apparire una cosa che mi piace fare, la scrittura, come una cosa enormemente complessa, e difficile. E sono convinto che sia difficile. Ed è ovvio che sia complessa, mica discuto questo. Ma troppo pessimismo non fa bene.

Quindi, chiudo il libro, mi ascolto un po’ di musica, mi bevo un succo e dimentico tutto quanto. O, meglio, faccio tesoro dei consigli e dimentico la parte in cui dice che è tutto duro, complesso e difficile.

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