Pronto?
Pronto, sono G. Ho un lavoro interessante per lei?
Ok, mi dica.
Si tratta di questo: mi servono 3000 recensioni di luoghi turistici italiani.

Va bene. Per quando?
Entro fine mese.
Scusi?
Sì, entro dieci giorni.
3000 recensioni originali in dieci giorni?
Certo, ma le pago.
E ci mancherebbe altro. E quanto?
30 centesimi l’una.
Eh?
Sono 900 euro, in tutto.
No, guardi, non ho capito bene.
È facile: lei mi fa 3000, tremila, recensioni da almeno 150–200 parole. Ognuna gliela pago 30 centesimi, in tutto fanno 900 euro lordi.
Intende tremila copia incolla da Wikipedia?
No, recensioni originali.
D’accordo. Ci penso un attimo. La richiamo io.
Le do il mio numero di telefono.
Non si preoccupi, lo trovo io.
Ma…

CLICK!

Chi era amore?
Un tale, G. Cercava qualcuno da truffare.
Posso farti una domanda, Iaia?
Prima o poi la smetterai di domandarmi se puoi fare una domanda?
No.
Và, idiota. Che vuoi?
Ricordi dove ho messo il numero del Readers’ Digest?
Eh?
Sì, Selezione, quella rivista che ho preso al super perché raccoglievano le offerte per Telethon.
Sì, la bancarella con tutte le robe vecchie e rovinate: ci hai passato mezz’ora e alla fine hai preso quella che costava meno…
Beh, tre soldi sono sempre tre soldi.
E infatti tu hai donato un euro solo, pulcioso!
Vabbè, ma che c’entra adesso? Ricordi dove l’ho messa?
Boh. Prova a guardare nel mobiletto del bagno.

Bravissima amore! Trovato!
Bene. E… quindi?
Guarda qui.
Dove?
Qui, dove c’è scritto “verrai anche pagato”.

Cosa? 250 000 lire per 300 parole? 50 000 lire per una citazione?
Eh già. Bei tempi quelli del Gennaio ’97, no?
Dannazione, siamo nati nell’epoca sbagliata, Iaio.
130 euro per un pezzo. E comunque non meno di 25 euro per qualcosa di semplice.
Adesso invece…Mi hanno proposto 30 centesimi per pezzo… Sai una cosa?
Cosa?
Quasi quasi spedisco curriculum a Selezione.
Non puoi.
Perché no?
È fallita. O comunque non pubblica più qui da noi.
Davvero?
Davvero. Dal 2007, mi pare.
Dannazione.
Dannazione.

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