Jim aspetta un attimo. Fa un bel respiro, e inizia a sorridere. E’ importante sorridere, si ripete, quando torno a casa. Almeno quando sono a casa. Accarezza il sacchetto di carta. Si fa coraggio e gira la maniglia.

Apre la porta, e sono lì. E dov’altro potrebbero essere?, pensa amaro. Sorridono, anche loro. La piccola gli si lancia addosso: Papà, grida, cosa hai nel sacchetto? Niente, risponde. Elisabeth lo guarda. Anche lei è curiosa. Niente, ripete, è solamente un’arancia. La risata di lei lo sorprende. Non ci crede. Ma vorrebbe fosse vero.

Cos’è un’arancia?, chiede la bimba. Jim la guarda. E’ un frutto. Buono. Dividilo con i tuoi fratelli, e le mette l’arancia in mano. La piccola tiene il frutto in alto, un trofeo succoso di cui non aveva mai sentito parlare.

Guarda Mamma, Papà ha portato un’arancia! La risata di Elisabeth è contagiosa. La piccola ride di gioia. Elisabeth prende un coltello, e comincia a tagliare il frutto. Sempre se mi ricordo come fare, mente. Sono passati anni da’ultima volta che ne ho vista una.

E questa non è una bugia, pensa Jim. Maddy si avvicina, prende la sua fetta. Non ha ancora detto nulla. Stai bene? Sì, ma Josh è ancora fuori. Jim guarda l’ora. Manca poco al coprifuoco, ma non pare preoccupato. Tuo fratello sta arrivando, dice. Un’altro sguardo all’ora, e una preghiera: fa che non gli sia capitato nulla.

Si sentono delle grida. Sono vicine. Vengono dalle scale. La porta si apre, Stanno arrivando! grida Josh. Presto, sono qui sotto.Controllano tutti. Continua a gridare. Maddy si irrigidisce. Elisabeth prende Zoe per un braccio: Giochiamo a nascondino, ti va? Jim sposta il frigorifero. Dietro c’è un buco. Zoe grida, no, non voglio giocare. Ma Jim la spinge nel nascondiglio. Josh prende un pannello, e inizia ad avvitarlo. Stai buona, e andrà tutto bene. Poi il frigorifero torna al suo posto. Le grida di Zoe quasi non si sentono. Quasi.

Si siedono a tavola. L’arancia è lì, tagliata a spicchi. Nessuno ha fame, non mentre le urla del piano di sotto si fanno sempre più laceranti. Urla di bambini. Hanno trovato Mark, dice Elisabeth. Nessuno parla. Pensano al bambino, a quello che accadrà. Jim non riesce più a sorridere. Andrà tutto bene, e le prende la mano. Andrà tutto bene, ripete. Ma ora parla per se stesso.

Un cane ringhia. Sono arrivati al loro piano. Sbraitano, imprecano, e sfondano la porta di fianco. L’arancia è lì, sempre sul tavolo. Loro si tengono per mano. Non se ne sono nemmeno resi conto, ma quando entra la polizia si fanno trovare così: una famiglia in preghiera davanti ad un’arancia.

L’arancia: uno in meno

Ed è proprio l’arancia la prima a finire a terra. I poliziotti entrano, rovesciano il tavolo. La famiglia si sfalda, il cerchio si scioglie, ognuno rannicchiato in un angolo. Controllo popolazione, ringhia uno di loro. Sono tutti uguali, pensa Jim, e io sono come loro. Non potete, urla Elisabeth, mio marito è un poliziotto! Risa, ecco cosa ottiene. Riso amaro, di chi sa che nessuno è sopra la legge: oggi sono loro i cattivi, domani chissà.

Entrano i cani, escono i Shannon. Tremano, e si vede. Non guardate il frigo, sussurra Jim. Ma i loro occhi non obbediscono alla ragione. Nemmeno vedono la casa rovesciata, i piatti volare, la tv scagliata contro la parete. Non sentono i cani abbaiare, e i soldati imprecare. Solo il frigo vedono, e solo un singhiozzo soffuso sentono. Anche i cani lo sentono.

Il latte bagna il pavimento quando il frigo cade. Urla lacerano l’aria: la fiamma inizia a tagliare la parete. Josh si lancia, un randello alle ginocchia lo trasforma in una palla: rotola a terra, il nome della sorella sulle labbra. Zoe è lì, ora davanti a tutti.

Una scarica elettrica trasforma in disperazione il pianto. Il suo pianto suona come una condanna a morte. È già stata firmata.

Un poliziotto cade. Jim lo guarda ma non gioisce, il pugno insanguinato gli fa male. Il dolore lo rende lucido, l’addestramento scattante, una figlia in lacrime coraggioso. Salta, calcia e un secondo dopo sono due i poliziotti a terra. Il terzo a cadere è Jim: il crepitio dell’aria annuncia la fine del combattimento. Un’altra scarica sancisce la seconda condanna della giornata.

Uno in meno, pensa il poliziotto mentre si avvicina. Forse il prossimo non sarà mio figlio, spera. Zoe, pensa Jim. Poi la suola di uno stivale diventa il suo mondo. L’ultima cosa che vede è un figlio in lacrime, e una bimba torturata da un soldato. Poi, il buio della morte.

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