Ho cominciato a sistemare il sito del matrimonio e penso di essere andato abbastanza avanti. Quanto? In realtà non so bene perché uno dei miei problemi è la difficoltà di misurare il progredire dei miei progetti personali. Eppure è importante, anzi, è fondamentale misurare il proprio lavoro anche in funzione degli obiettivi prefissati. E non importa che siano obiettivi grandi oppure piccoli.

Anche perché misurare permette di conoscere, e conoscere permette di migliorare. Se davvero si vuole crescere, non importa la ragione, allora è di capitale importanza tenere traccia degli obiettivi, dei passi fatti, di quelli da fare, delle cose andate bene e di quelle andate male. E questo prevede un metodo per misurare i propri progressi, al strada fatta in relazione alla meta.

Il fatto stessi di prendersi qualche momento per misurare la strada fatta è un passo avanti: obbliga a riflettere sul lavoro fatto e, in caso, a mettere in discussione il lavoro stesso. O il metodo di lavoro che applichiamo, l’organizzazione dei compiti e delle mansioni. Soprattutto permette di scoprire i punti deboli, quelli che ci fanno inciampare e ci rallentano. Sapere quali sono ci dà un grande potere: la possibilità di incidere sul nostro progetto. Incidere vuol dire togliere dalla nostra strada ostacoli, o rendere più produttivo il nostro tempo.

C’è un altro aspetto da ricordare: tenere traccia dei passi fatti, ovvero delle azioni compiute, aiuta a identificare abitudini (buone o cattive), a individuare tendenze (da assecondare o da bloccare), a capire prima quando qualcosa non funziona.

Volendo, è possibile esprimere lo stesso concetto dicendo che misurare la produttività aumenta la produttività.

E più efficacemente misuriamo la nostra produttività più acceleriamo il miglioramento della produttività stessa. Perché? Perché ci concentriamo sulle azioni che ci fanno crescere, migliorare, e soprattutto siamo portati a trovare le soluzioni che ci permettono di raggiungere il risultato migliore.

Pareto, ancora

Pareto ancora

Volendo è lo stesso discorso già fatto per il Principio di Pareto: il 20% delle nostre azioni influenzano l’80% del nostro risultato. Allora conviene massimizzare il 20 per cento dei nostri sforzi per avere una leva molto forte sulla gran parte dei risultati che otteniamo. E spesso questo 20 percento è composto da compiti piccoli, da operazioni che tutto sommato sono anche piuttosto semplici. Ma per scoprirlo dobbiamo misurare. Misurare e tenere traccia del nostro processo.

Alla fine, se ben ci pensiamo, non esiste una sola grande azione, un’unica grande cosa, che separa l’ordinario dallo straordinario: sono, invece, centinaia, migliaia, forse milioni di piccole cose, all’apparenza separate ma intrinsecamente legate tra di loro. Invece di concentrarsi su una o due grandi azioni, val la pena di mettere la nostra attenzione su questo 20 per cento di cose piccole ma in grado di dare grandi risultati.

Le riunioni con noi stessi

Riunine con me stesso

Va da sé che misurare senza ragionare non serve a nulla. E ragionare significa confrontare, confrontare dove siamo rispetto a dove vogliamo arrivare. Ne nasce, quindi, la necessità di prenderci il nostro tempo per analizzare il lavoro fatto, e le strategie che abbiamo adottato. E serve fare questa verifica con costanza e periodicamente.

Si tratta in fin dei conti di mettere nella propria agenda un momento dedicato a fare “una riunione con noi stessi”. Non occorre che sia ogni giorno, magari nemmeno ogni settimana. Ma, con costanza, ogni tot giorni, magari una volta ogni due settimane o una volta al mese, vale la pena prendere noi stessi da parte e interrogarci su cosa abbiamo fatto, su cosa non è andata bene, cosa possiamo migliorare. E su cosa essere fieri, anche. Perché misurare e tenere traccia degli obiettivi raggiunti ci dà anche la spinta per essere fieri di noi stessi per il buon lavoro svolto.