Leggere è scoprire. Leggere è emozionarsi. Leggere è ascoltarsi.
Ho deciso di raccogliere le parole che mi hanno colpito, a mo’ di zibaldone. Per me, per il mio io futuro e per chiunque capiti da queste parte.
Spero che queste citazioni offrano spunti di riflessione, vi facciano nascere nuove domande e aiutino a vedere il mondo con occhi diversi.
- Titolo: Il Tuo Secondo Cervello
- Autore: Tiago Forte
- Lingua Originale: Inglese
Quando vi sentite bloccati nelle vostre attività creative, non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in voi.
Quando vi sentite bloccati nelle vostre attività creative, non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in voi. Non avete perso il vostro estro né esaurito la vostra riserva di inventiva. Significa solo che non avete ancora abbastanza materia prima con cui lavorare. Se vi sembra che il pozzo dell’ispirazione si sia prosciugato, è perché avete bisogno di un pozzo più profondo, pieno di esempi, illustrazioni, storie, statistiche, diagrammi, analogie, metafore, foto, mappe mentali, spunti di conversazione, citazioni… In altre parole, tutto ciò che vi aiuterà a difendere il vostro punto di vista o a lottare per una causa in cui credete.
La soluzione è salvare solo ciò che vi scuote
La soluzione è salvare in un luogo sicuro e controllato da voi solo «ciò che vi scuote» e lasciare da parte il resto. Quando qualcosa vi scuote, vi emoziona a livello intuitivo. Spesso le idee che ci fanno vibrare sono quelle più insolite, controintuitive, interessanti o potenzialmente utili. Cercate di non prendere decisioni analitiche e non preoccupatevi della ragione precisa per cui trovate una cosa particolarmente interessante: cercate piuttosto una sensazione di piacere, di curiosità, di meraviglia o di entusiasmo e lasciate che quello sia il segnale per capire quando è il momento di salvare un testo, un’immagine, una frase o un dato. Allenandovi a capire quando qualcosa vi colpisce davvero potrete migliorare non solo la vostra abilità nel prendere appunti, ma anche la conoscenza che avete di voi stessi e di ciò che vi scuote. È un modo per «alzare il volume» del vostro intuito e ascoltare la saggezza che ha da offrirvi.
Informazione è ciò che ci sorprende
Il Secondo Cervello non serve a questo. Il celebre teorico dell’informazione Claude Shannon, le cui scoperte hanno spianato la strada alla tecnologia moderna, aveva una definizione molto semplice di «informazione»: ciò che ci sorprende.
Se qualcosa non vi sorprende, allora in qualche modo lo conoscevate già, quindi perché prenderne nota? La sorpresa è un ottimo indicatore per quelle informazioni che non rispecchiano esattamente la nostra prospettiva, il che significa che potrebbero cambiare il nostro modo di vedere le cose.
Informazione è cambiare idea
Se le informazioni che acquisiamo non ci fanno cambiare idea, allora a che cosa servono?
Ogni annotazione è il seme di un’idea, che vi ricorda ciò che già sapete e pensate di un argomento
La mente umana è una padella sfrigolante di associazioni: è sufficiente buttarci una manciata di semi perché questi «esplodano» in nuove idee come tanti popcorn. Ogni annotazione è il seme di un’idea, che vi ricorda ciò che già sapete e pensate di un argomento. Esiste un modo efficace per facilitare e accelerare questo processo di associazione rapida: distillare i vostri appunti fino a trovarne l’essenza. Ogni idea ha un’essenza, ovvero il cuore e l’anima di ciò che intende comunicare. Potrebbero essere necessarie centinaia di pagine e migliaia di parole per spiegare diffusamente un’intuizione complessa, ma c’è sempre un modo per trasmettere il messaggio fondamentale in una o due frasi.
Prendere appunti è come viaggiare nel tempo
In questo senso, prendere appunti è come viaggiare nel tempo: si trasmettono pacchetti di conoscenza al proprio io futuro.
Finché non le mettiamo in pratica, le idee restano solo pensieri
La mia citazione preferita in tema di creatività è quella riportata in apertura di questo capitolo: Verum ipsum factum (vero è ciò che è fatto), del filosofo Giambattista Vico, vissuto a cavallo tra XVII e XVIII secolo. In altre parole, conosciamo solo ciò che facciamo. Per conoscere davvero qualcosa non basta leggerlo su un libro. Finché non le mettiamo in pratica, le idee restano solo pensieri. E i pensieri sono fugaci e svaniscono rapidamente con il passare del tempo. Perché un’idea resti è necessario impegnarsi. Bisogna sporcarsi le mani e applicare ciò che conosciamo a un problema concreto. Impariamo facendo cose pratiche, prima di sentirci pronti, prima di avere completamente compreso le nostre idee e prima di sapere dove ci porteranno.
Decidere di non aspettare che tutto sia perfettamente pronto prima di condividere ciò che sapete
L’ultima fase del processo creativo, cioè mostrare il proprio lavoro, consiste nel decidere di non aspettare che tutto sia perfettamente pronto prima di condividere ciò che sapete, e nell’esprimere le proprie idee prima, più spesso e in forma più sintetica, così da sperimentare ciò che funziona e raccogliere feedback. Questi feedback saranno poi salvati nel Secondo Cervello, dove diventeranno il punto di partenza per la fase successiva del vostro lavoro.
Costruire un Secondo Cervello significa in realtà «standardizzare». Standardizzare significa «processo creativo»
Costruire un Secondo Cervello significa in realtà «standardizzare» il nostro modo di lavorare, perché è possibile migliorarci solo quando uniformiamo il modo in cui facciamo le cose.
Per diventare più forti dobbiamo sollevare pesi utilizzando la tecnica corretta; un musicista si affida a un sistema di notazione della musica e del tempo condiviso per non dover reinventare ogni volta un nuovo metodo; per migliorare la propria scrittura è necessario seguire le convenzioni ortografiche e grammaticali (anche quando poi si decidesse di infrangere queste regole per ottenere un effetto particolare).
Acquisire le idee, organizzarle in gruppi, distillare le loro parti migliori e ricombinarle per creare valore per gli altri sono gli elementi fondamentali su cui chi opera nel settore della conoscenza si deve basare per potersi migliorare nel tempo.
Questo metodo standardizzato è noto come «processo creativo» e opera secondo principi immutabili rintracciabili lungo tutta la storia dell’umanità.
Identificando questi principi che si mantengono validi nonostante gli enormi cambiamenti tecnologici intercorsi, possiamo comprendere meglio la vera natura della creatività.
I prodotti della creatività cambiano continuamente e c’è sempre qualche novità sulla cresta dell’onda: un anno sono le foto di Instagram, l’anno dopo le storie di Snapchat, quello dopo ancora i video di TikTok e così via. Anche la forma del romanzo, prodotto creativo di lunghissima tradizione, si è evoluta attraverso le epoche.
Ma se osserviamo le cose a un livello più profondo, se cioè pensiamo al processo della creatività, la storia è completamente diversa: il processo creativo è qualcosa di antico e immutabile. Migliaia di anni fa era già com’è oggi, e ci sono lezioni che possiamo imparare a questo livello più profondo indipendentemente dal mezzo e dagli strumenti che impieghiamo.
Una delle dinamiche principali alla base del processo creativo è quella tra «divergenza» e «convergenza».